Personalità contraddittoria e discussa, ma
indubbiamente centrale per la comprensione dell’Islam da una prospettiva
occidentale, Louis Massignon ebbe come maestro Charles de Foucauld e fece parte
dell’élite intellettuale francese della prima metà del Novecento. Accademico,
mistico, diplomatico attivo nei servizi segreti, grande erudito, prete nonché
cripto-missionario in terre musulmane, lo studioso delle culture arabe venne
imprigionato nel corso di attività spionistiche in Irak, colpito da fatwa dell’Università
del Cairo e indagato dal Sant’Uffizio. Fu il protagonista di un’esperienza umanamente
ambigua che non sfuggiva all’istinto di appropriazione coloniale e nutriva la
sua devozione cristiana con gli apporti della mistica islamica. La Badaliya , società di
preghiera cattolica fondata da Massignon nel 1934 di cui fece parte Giovanni
Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, ebbe come riferimento il modello delle
confraternite sufi. Questa raccolta di saggi dà una misura delle vaste
competenze dello studioso delle grandi figure del rinascimento medievale islamico
e rivela il talento mistico dell’autore. La tensione stilistica aggiunge agli
scritti saggistici aspetti di comunicazione esoterica. Andrea Celli,
nell’introduzione al volume che inquadra storicamente Massignon come il
promotore di una rivolta spiritualista nel contesto disincantato degli anni
Cinquanta, si sofferma proprio su questo gauchissement,
sviamento o stravolgimento percettivo che conferisce coerenza interna a una
biografia intellettuale dalle molteplici linee di fuga. I tredici saggi editi
da Medusa toccano da una parte un’ampia serie di argomenti che riguardano le
influenze della cultura e della religione islamiche sul mondo occidentale,
dall’altra si soffermano su alcune figure di mistici, poeti e filosofi
musulmani senza tralasciare brevi affondi nel sostrato più sottile delle
significazioni coraniche e delle meditazioni sufiche. Louis Massignon, in un
esercizio di escatologia comparata, affronta gli studi danteschi di Asin
Palacios criticando molte delle supposte fonti islamiche della Divina Commedia
e riconducendo le parentele musulmano-dantesche a una comune esperienza mistica
piuttosto che a concreti prestiti letterari. Confronta la mistica cristiana
dell’Incarnazione e quella musulmana della Trascendenza giungendo all’episodio
di San Francesco a Damietta, nel 1219, quando il santo si presentò al Sultano e
gli propose di ricorrere all’ordalia del Fuoco per scoprire la realtà dell’Incarnazione.
Prendendo spunto dalla tela di Poussin che ritrae Erminia, principessa di
Antiochia, inclinata sul corpo di Tancredi ferito, disquisisce di crociate e
jihad, amori sublimi e conversioni improvvise, con un accenno a quella Nizam
bint Rustum al-Isfahaniya, la
Beatriche platonica del grande poeta mistico Ibn Arabi,
stregato da un solo sguardo. Intrecciando dissertazioni teologiche,
ricostruzioni storiche e aneddoti illuminanti, Massignon ricorda la distinzione
propria della lingua araba tra ispirazione poetica e rivelazione religiosa e
nello stesso saggio racconta di Clemens Brentano “folgorato” al capezzale di
Anna Katharina Emmerick, monaca illetterata, emanante divina dolcezza. Lo
scritto su Gérard de Nerval indaga le modalità di accesso all’Islam dell’immaginazione
del poeta francese “attraverso un percorso di attrazione magnetico più che
magico, per un assenso alla forza verbale di certe affermazioni della Fede
musulmana.” Il soffio dell’Islam è un
approfondimento della nozione di spirito, designata dalla coppia di termini nafs e ruh, che rimandano ciascuno a forme di respirazione diverse.
Luois Massignon a 17 anni
Nessun commento:
Posta un commento