VINCENZO MARIA OREGGIA

BIOGRAFIA, LIBRI, RECENSIONI, INCONTRI, REPORTAGE

sabato 18 aprile 2020

RAYMOND CHANDLER - IL GRANDE SONNO - ADELPHI 2020



Presto ci si affeziona alle battute sapide e taglienti, ai modi da stagionato solitario, alla perspicacia aguzzata da puntuali whisky and soda e a tutto l’universo che colora a tinte forti le avventure del detective Philip Marlowe. Ed è un’ottima notizia che Adelphi abbia deciso di riproporre l’intera produzione del maestro inauguratore del noir, iniziando da questo grande classico fine anni Trenta. Una Los Angeles spesso notturna e piovosa, il generale ottuagenario Sternwood rintanato nella sua dorata a ammuffita dimora accanto a due figlie, Vivian e Carmen, viziose, isteriche e prolifiche d’intrighi; un ricatto che piomba sulla famiglia e la misteriosa scomparsa del genero Sean Regan. È quel che basta perché bussi alla porta l’impassibile Marlowe, quel tipo che si dichiara “così avido che per venticinque dollari al giorno più le spese, perlopiù benzina e whisky” insiste a perseverare con il suo cervello “o con quel poco che ne resta.” Inizia così l’indagine, a ritmo sempre più incalzante, descrizioni di luoghi e azioni fulminee, spostamenti inattesi e descrizioni ben cesellate ma senza ombra di prolisse sbavature. Il libraio Arthur Geiger, che smercia sottobanco libri pornografici, viene trovato morto nella sua abitazione, di proprietà del gangster Eddie Mars, accanto a Carmen, nuda, confusa e drogata a più non posso. 

Raymond Chandler

Il tempo di riaccompagnare la figlia del generale a casa e tornare sul luogo del delitto e il cadavere è scomparso. Marlowe s’ingegna, segue esili tracce disponibili e la vicenda si trasforma in un complesso intrigo che lo trascina tra sale da gioco clandestine, killer prezzolati e false piste che non riescono a distoglierlo dalla corsa verso la soluzione. Viene picchiato, da uomini di Mars, nel tentativo di dissuaderlo dall’approfondire ulteriormente il caso, ma la tenacia della celebre creatura di Raymond Chandler affronta la paura con l’ironia sprezzante di un sopravvissuto a molte guerre. Pesto, minacciato e incatenato a un palo riesce a sciorinare battute al vetriolo, correndo come un funambolo in bilico tra la vita e il precipizio imminente della morte. Philip Marlowe è un duro ma a suo modo un buono, o meglio un giusto, che a un certo punto sembra adoperarsi più per rasserenare il vecchio cuore del generale che per riportare all’ordine un mondo che comunque rimarrà bieco e corrotto. Preparandosi all’ultima, risolutiva spedizione con cui metterà in croce il colpevole, ci regala una manciata di parole che restano impresse a tinte forti nella memoria e non a caso ispirano il titolo di quest’opera capitale del genere. “Che importanza ha dove si giace, quando si è morti? In un lurido pozzo nero o in una torre di marmo in cima alla collina, fa lo stesso. Quando si è morti si dorme il grande sonno, e a cose del genere non si bada.”