VINCENZO MARIA OREGGIA

BIOGRAFIA, LIBRI, RECENSIONI, INCONTRI, REPORTAGE

domenica 10 dicembre 2017

ROBERTO CALASSO, L'INNOMINABILE ATTUALE, ADELPHI 2017


Affonda lo sguardo, Roberto Calasso, nella desolante sventura di un mondo che ha smarrito ogni riferimento all’altrove e spingendo alle conseguenze più estreme il processo di secolarizzazione è approdato a una sterile forma di autoreferenzialità. I suoi prodotti e obiettivi sono ormai perfettamente fine a se stessi, buoni a soddisfare appetiti mutati in impulsi di un congegno meccanicizzato, o informatizzato, pronto a confondersi con l’artificiale, dove la nozione di intelligenza, mortificata la dialettica con il metafisico, è ridotta a mera facoltà combinatoria. Turisti e terroristi è il titolo del primo saggio di un libro necessario e inquietante, lugubre, perfino, nello scintillio di intuizioni che marcano l’epilogo di una civiltà giunta all’ “età dell’inconsistenza” - ultima tappa del “culto della società divinizzata” teorizzato da Durkheim - in cui la potenza del terrorismo dilaga trovando nel caso il suo più feroce alleato. Il fittizio pretesto dello spargimento di sangue è sempre il primordiale rito sacrificale, anche se il frutto del sacrificio, un tempo invisibile, si materializza ora, ben più laicamente, nelle vittime dell’attentato. Calasso moltiplica le rapide e densissime indagini sull’innominabile attuale evocandone il quadro e parallelamente scovandone le profonde radici: ricostruendo una sorta di genealogia del disastro in un concerto di voci assenzienti o ammonitrici. Tra queste ultime, una su tutte, quella di Flaubert, che inventa con Bouvard e Pécuchet due compulsivi antesignani di Internet, eroi fondatori della società sperimentale.
Roberto Calasso

La società Viennese del Gas, parte seconda del volume adelphiano, è invece una caleidoscopica ricognizione attorno agli anni che vanno dal 1933 al 1945. In un mosaico di flash narrativi e passi fedelmente riportati, l’ascesa del nazifascismo, con l’attuarsi progressivo e implacabile dell’olocausto, è recuperata da prospettive molteplici, e la temperie di momenti cruciali del Novecento emerge in visioni cupe, apocalittiche, quasi l’anacronistico controcanto a un presente evanescente e diversamente drammatico. Benjamin, Céline, Simenone, Drieu La Rochelle, Frost, Beckett, Halévy, Grossman, Malaparte: all’ombra di Hitler e Stalin, calati nel tessuto di comunità deliranti, sfilano i memorabili testimoni dell’orrore e di un’ansia, come ricorda il risvolto di copertina, che oltre mezzo secolo dopo si è trasformata in inconsistenza: entrambe crudelmente assassine. Non manca un epilogo (Avvistamento delle torri) ermetico, lapidario, in cui il ruolo della profezia è affidato ancora a un gigante della letteratura. E a rimettere in gioco il mistero sarà questa volta un sogno di Baudelaire, annotato su un semplice foglietto, che prefigura con sbalorditiva chiarezza il crollo delle torri gemelle.                             

(la recensione è stata pubblicata il 7/12/2017  dal quotidiano Il Cittadino)