VINCENZO MARIA OREGGIA

BIOGRAFIA, LIBRI, RECENSIONI, INCONTRI, REPORTAGE

domenica 30 agosto 2015

PETER HANDKE - SAGGIO SUL CERCATORE DI FUNGHI - GUANDA 2015


Uno scrittore che vive solitario in un paesaggio di colline e steppe tra Parigi e il mare che lambisce Dieppe si incuriosisce allo strano caso umano di un vecchio amico, nato e cresciuto nel suo stesso villaggio, che giunto alla piena maturità dell’esistenza rispolvera una lontana passione giovanile per i funghi e ne diviene ben presto un appassionato cercatore, sempre più dedito e ossessivo nelle sue indagini tra il folto dei boschi, i sentieri e i prati delle radure fino a lasciar defluire tutto il resto, famiglia, professione e anche le proprie decorose apparenze, in un secondo piano sempre più oscurato da una pulsione irrefrenabile che potremmo collocare a metà strada tra la malattia mentale e l’illuminazione ascetica. Ecco il territorio in cui si muove Pater Handke in questa specie di favola metafisica al cui centro sta un personaggio che fin dai tempi dell’adolescenza, molto prima di divenire un noto avvocato impegnato in tribunali internazionali e quindi di naufragare nel suo balzano amore per i porcini, dà segnali di uno squilibrio che lo allontana e lo distingue dalla comune gente. Il folgorato cercatore ha oscillato fin da giovane tra presenza e assenza, toccato da una svagatezza che era in realtà naturale dimestichezza con un altrove percepito come naturale approdo, destino di una ricerca che gli avrebbe fatto inevitabilmente sentire stretti i panni del professionista, del marito e del padre. Una percezione della distanza da sé, quella che cresce nel protagonista del saggio narrativo del settantatreenne scrittore austriaco, simile a un senso di coscienza accentuato che anziché avviarlo alla dispersione o a una meditazione astratta lo avvia alla concentrazione massima su un esclusivo oggetto del desiderio: un esercizio di sempre più dettagliata individuazione delle forme consentito dall’esame approfondito del porcino, che diverrà per lui scuola di olfatto, di tatto, scoperta di colori e sfumature, di ambienti propizi e luoghi riparati, di tutto un universo negletto e misterioso che gravita attorno a questa nobile creatura appartenente al celebre regno separato. L’avvocato di grido che volta le spalle a tutto un ambiente umano che reputa ormai meschino e stupito accoglie come un eterno assetato i segreti bagliori di conoscenza che rifrangono le spesso neglette divinità del sottobosco e coltiva il progetto di un libro che non porterà mai a termine e che l’estensore della sua storia ricostruirà per frammenti, in base a scarne testimonianze e saltuarie confidenze dell’amico. Avrebbe dovuto essere, l’immaginario trattato, un grande omaggio a questa “forma di eternità” in cui si sostanziano la spedizioni boschive e dove i funghi si trasformano in una sorta di “ultimo luogo selvaggio”. Propositi che procedono di pari passo con un delirio terrestre e spirituale, l’avventura di un anarchico eroe che dopo avere votato buona parte della vita all’insolita causa del meraviglioso porcino torna più o meno in sé e viene a far visita all’appartato estensore della sua storia. Un finale come un risveglio da una favola che spezza le illusorie catene di ogni convenzione realistica.  

Peter Handke