Prima
metà dell’Ottocento. Cora, quindicenne, figlia e nipote di schiavi, decide di
fuggire dalla piantagione di cotone dei Randall, in Georgia, dove ha subito una
serie di innumerevoli soprusi, come tutti i suoi fratelli e sorelle strappati
alla loro terra d’origine e trasportati in catene al di là dell’Atlantico verso
un’America in cui vige il più feroce schiavismo. La prosa essenziale del
newyorkese afroamericano Colson Whitehead, vero maestro di sobrietà ed
efficacia, che a quarantotto anni vince con questo libro sia il National Book
Award che il Premio Pulitzer, dà corpo a una storia memorabile e sconvolgente,
che a tratti, come accade nelle grandi testimonianze dell’orrore
concentrazionario, obbliga a sospendere la lettura per smaltire l’eccesso di
commozione di fronte a un simile carico di sofferenza inflitta per puro opportunismo,
crudeltà disumana e pregiudizio razziale. La ferrovia sotterranea è, nel
romanzo, il percorso segreto che gli schiavi in fuga dagli stati del Sud
intraprendono cercando la libertà in un Nord meno oppressivo e animato da
correnti abolizioniste.
Una speranza che con semplice e geniale immaginazione Whitehead incarna in una rete clandestina di stazioni sotterranee e cunicoli scavati nella roccia lungo i quali corre il treno della salvezza. La scrupolosa documentazione storica si unisce in questo modo a una sorprendente soluzione fantastica avvicinando l’opera ad altri capolavori del realismo magico - Marquez su tutti -, che non tradiscono ma accentuano il senso della realtà innestando e dosando sapientemente elementi fantastici. Incalzata da feroci cacciatori di schiavi fuggiaschi e assediata da ricordi indelebili di torture viste e subite, Cora, in una serie di peripezie raccontate con suspense e ritmo perfetti, attraversa la Carolina del Sud, la Carolina del Nord, le terre bruciate del Tennessee, soggiorna in città dove a una parvenza di liberazione si unisce un razzismo più subdolo e ipocrita; recita nei musei della tratta negriera la parte della povera schiava osservata e additata dietro i vetri da bambini sorridenti, assiste a linciaggi e impiccagioni di massa, rifiuta di sottomettersi alla pratica della sterilizzazione preventiva, invalsa anche in stati più ‘liberi’, è di nuovo catturata e riesce per miracolo a doppiare la fuga approdando infine a una fattoria dell’Indiana gestita da neri in gran parte reduci come lei. Ma l’odissea non è giunta all’epilogo. Una banda di bianchi assassini attacca la fattoria, la incendia e massacra buona parte dei residenti. Per l’ennesima volta ridotta in catene, sarà in fondo alla ferrovia sotterranea che Cora capovolgerà il suo destino lanciandosi verso un’ultima promessa di libertà.
Colson Whitehead
Una speranza che con semplice e geniale immaginazione Whitehead incarna in una rete clandestina di stazioni sotterranee e cunicoli scavati nella roccia lungo i quali corre il treno della salvezza. La scrupolosa documentazione storica si unisce in questo modo a una sorprendente soluzione fantastica avvicinando l’opera ad altri capolavori del realismo magico - Marquez su tutti -, che non tradiscono ma accentuano il senso della realtà innestando e dosando sapientemente elementi fantastici. Incalzata da feroci cacciatori di schiavi fuggiaschi e assediata da ricordi indelebili di torture viste e subite, Cora, in una serie di peripezie raccontate con suspense e ritmo perfetti, attraversa la Carolina del Sud, la Carolina del Nord, le terre bruciate del Tennessee, soggiorna in città dove a una parvenza di liberazione si unisce un razzismo più subdolo e ipocrita; recita nei musei della tratta negriera la parte della povera schiava osservata e additata dietro i vetri da bambini sorridenti, assiste a linciaggi e impiccagioni di massa, rifiuta di sottomettersi alla pratica della sterilizzazione preventiva, invalsa anche in stati più ‘liberi’, è di nuovo catturata e riesce per miracolo a doppiare la fuga approdando infine a una fattoria dell’Indiana gestita da neri in gran parte reduci come lei. Ma l’odissea non è giunta all’epilogo. Una banda di bianchi assassini attacca la fattoria, la incendia e massacra buona parte dei residenti. Per l’ennesima volta ridotta in catene, sarà in fondo alla ferrovia sotterranea che Cora capovolgerà il suo destino lanciandosi verso un’ultima promessa di libertà.
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