NDOUGOUMA
nel
ricordo dell’amica
Giuliana
Camilli
Se
vale ancora dirti una parola
è
in questa pace che vorrei donarla
mentre
astuti bradipi scalano il baobab
e
dalla casa nella roccia vedo insieme
il
tramonto e le famiglie affaccendarsi
di
pastori con in spalla sciabole argentate
e
greggi al seguito come sassi bianchi nella piana.
Il
corridoio d’acqua che scende dalla mite sommità
rimane
ingombro di nuvole infantili,
oblunga
vertigine di cielo dove emergi
armoniosa
nella voce e pensierosa nello sguardo
da
cui mi guardi quando la fine sulla terra è giunta.
Sorridi
ora nel fluttuare ondoso degli uccelli
ultimi
di sera al seguito dei rossi, rosa e blu
meravigliosi
nell’incendio sgretolato in mare.
Si
apre come un tempo la tua chiacchiera
al
brindisi di calici sonori nel ritrovo
immancabile
al festoso diluvio dei trent’anni.
Ed
è già scorsa quella vita come altre
che
vivemmo e non vivemmo in beatitudine
quando
nient’altro che un’idea era il lasciarsi
e
il morire una congettura tenebrosa,
filosofica,
soltanto, nei primi scricchiolii
di
ossa ancora giovani per credere
che
saluto e arrivederci non collimano
ma
concorrono entrambi alla finzione
di
viaggi nonostante tutto separati.
Nella
brillante attualità della visione
divieni
spirito che spolvera nel cielo
grani
di cobalto tra le prime stelle
e
voce che mi chiama in sogno
ricordando
al vento le parole mute.
Cliccare
I like sul post grondante lacrime
è
stata l’assurda novità di un’epoca
immaginaria
fino a credersi reale
nella
corona instabile di amici
raccolti
chissà dove in un cordoglio online.
Ma
non smette di far notte sull’altura
mormorante
ormai del popolo lunare:
la
luna morsicata guarda a oriente
e
ha voglia ancora di sgroppare la beltà
spericolata
di un tardivo piccolo belier.
Hanno
per nome Pigliamosche
del
Paradiso o Parrocchetto dal collare
gli
abitanti stretti attorno al buio
compiuto
in fine di questo lembo d’Africa.
Sarò
nel sonno con un pugno stretto
da
cui correrai nelle mie vene
ad
ogni liquida pressione, ogni respiro.
Nessun commento:
Posta un commento