Di ottima famiglia borghese, figlio dello stimato
primario di una piccola cittadina della Pennsylvania, Julian English è sposato con l'onesta e
avvenente Caroline. La vigilia di Natale del 1930, al circolo Lantenengo, ha
inizio la prima tappa del suo breve e disastroso calvario. Sul solito
palcoscenico di quarta provinciale, nel corso della consueta cerimonia
trasudante snobismo stantio, l'intera società bene di Gibbsville è presente
alla scena, pronta a dar fondo a meschine gelosie fondate su arbitrari indizi e
ad accendere la miccia dei suoi troppi annoiati livori. Julian, ubriaco, getta
un bicchiere di whisky in faccia al magniloquente barzellettaio Harry Reilly,
irlandese, cattolico nonché proprietario della concessionaria di auto di lusso
per la quale lo stesso Julian lavora. E' uno sfogo istantaneo e improvviso che
sceglie un pretesto, più che un obiettivo reale, per voltare le spalle a un
mondo e precipitare senza alternative plausibili in un vortice di maledettismo
alcolico. Lo scandalismo della gente di Gibbsville non si fa attendere e i
pettegolezzi corrono fino ai fantastici retroscena di una relazione amorosa tra
Harry Reilly e Caroline English. Julian, ormai impermeabile a ogni chiacchiera,
nei tre giorni che seguono, anziché arrestarsi, moltiplicherà le sue sbornie
compiendo gesti sempre più plateali e pericolosi. Il romanzo di John O'Hara,
autore americano a suo tempo celeberrimo e lodato da Hemingway, di cui
l'editore minimum fax avvia un'interessante riscoperta, condensa l'azione
narrativa tra la sera della vigilia di Natale e la notte di Santo Stefano. Il
sipario, sullo sfondo della Grande Depressione e del proibizionismo, si apre
lentamente sulla società dell'America provinciale anni 30' restituendone scorci
eloquenti, come quelli sulla vita degli immigrati nelle miniere di carbone, o
ritratti vivissimi, tra cui quello di Tony Murasco, alias Al Greco, figlio di
italiani che si districa in mezzo a vari furtarelli, tenta la carriera di
pugile, assaggia la prigione, diventa un asso alla carambola e finisce per
lavorare per il temibile contrabbandiere di alcolici Ed Charney. L'arena in cui
le contraddizioni dell'amara e fulminea parabola del protagonista toccano le
corde forse più drammatiche è quella della relazione con la moglie Caroline,
che offre a O'Hara l'occasione di addentrarsi nelle dinamiche erotiche e
amorose della coppia. I due, pur amandosi, non riescono a comprendersi. La
rigidità forgiata nel perbenismo familiare di lei si scioglie completamente
solo nei momenti di maggiore intimità dove la sottomissione nell'atto amoroso
fa da controcanto alla forza spadroneggiante nelle restanti faccende della
vita. Julian è invece un uomo che sta dando fuoco a tutto ciò che lo tiene
legato al contesto di Gibbsville e la forza centrifuga coinvolge nel rogo anche
il suo sentimento più caro. Enormemente ubriaco corteggia l'amante compiacente
del boss Ed Charney sotto gli occhi di sua moglie e del guardiano Al. Si
assenta con lei per addormentarsi in macchina mentre tutti li credono attori di
un'avventuretta peccaminosa. Anche Caroline fraintende e ne resta avvilita. Ma
Julian non si arrende e a un altro circolo cittadino combina l'ennesimo guaio,
una rissa in cui malmena un avvocato polacco, mette a terra un cugino menomato
della moglie e scaglia una caraffa contro un terzo malcapitato. Poi prende la
macchina e si allontana da Gibbsville nel gelo invernale. Quando si accorge del
nulla che lo attende, non diverso da quello che si è lasciato alle spalle, fa
retromarcia, diserta un appuntamento importante e si seppellisce nel salotto di
casa da cui la moglie è scappata. "Adoperava il vaso di fiori per bere da
fermo e il bicchiere quando si muoveva." La sua avventura finirà di lì a
poco. A trent'anni. Il 26 dicembre 1930.
John O'Hara
Nessun commento:
Posta un commento