Le
strategie romanzesche di Saramago prendono spesso avvio da paradossi eclatanti,
sovvertimenti di regole naturali che producono conseguenze condotte dallo
scrittore portoghese fino agli estremi sviluppi. In questo caso è la morte a
indire un sciopero che scoccato alla mezzanotte del 31 dicembre sconvolge gli
equilibri sociali e politici di un innominato paese. I moribondi restano
eternamente tali, incidenti e tentati omicidi, benché efferati, non producono
effetti letali e i ricoveri per la terza età, le tristi "dimore del felice
occaso" si avviano a un sovraffollamento ingestibile. E' stato d'allarme.
Il primo ministro, emesso un comunicato ufficiale che ratifica l'incredibile
sciopero, riceve una drammatica telefonata dal cardinale. "Senza morte non
c'è resurrezione e senza resurrezione non c'è chiesa." Il clero, se da una
parte tranquillizza i fedeli invitandoli alla rassegnazione di fronte agli
imperscrutabili disegni divini, dall'altra sente minacciate le fondamenta dei
propri disegni e rimedi teologici. E come sempre nei frangenti cruciali c'è chi
converte i disastri pubblici in copiosi tornaconti personali. I rappresentanti
delle agenzie di pompe funebri, toccati nel portafoglio, chiedono che vengano
ufficialmente riconosciute e diffuse la sepoltura e la cremazione degli animali
domestici. Alcune famiglie, il cui esempio viene presto seguito da molte,
iniziano a trasportare vecchi infermi e malati terminali oltre le frontiere
dello stato, dove la morte non ha ancora cessato la sua attività. Il governo,
nel tentativo di fermare questo increscioso traffico di moribondi, sparpaglia
un po' dappertutto agenti e sorveglianti che vengono però malmenati dalla
maphia, reinventata all'occorrenza con la semplice modifica della f in ph, la
quale mafia finisce per gestire il traffico in proprio. A tutte queste ansie e
malversazioni si aggiungono poi, secondo logiche quanto inverosinili deduzioni,
altri problemi che affliggono l'amministrazione statale, tra cui la non piccola
minaccia di dover pagare in eterno pensioni di vecchiaia e invalidità. José
Saramago, avviluppando il lettore nella spirale della sua prosa dai tratti
barocchi e concettuali, districandosi con provata maestria tra il novero di
pietosi casi individuali e speculazioni ironicamente metafisiche, spinge il
romanzo fino a un punto limite. Al direttore della televisione giunge una
lettera firmata dalla morte stessa che annuncia la sospensione dello sciopero a
partire dalla prossima mezzanotte. Manco a dirlo, è nuovo panico. Il direttore
corre in udienza privata dal primo ministro, che decide di non rendere pubblico
il comunicato prima delle ore 21 al fine di limitare a sole tre ore
l'immaginabile stato di subbuglio generale. Ma dopo la mezzanotte un'altra
bizzarria si aggiunge al ritorno della nera signora armata della sua falce
millenaria. La morte decide di inviare a ciascun morituro nei confini del paese
una letterina con la quale annuncia la propria visita con sette giorni di
anticipo. Una pena insopportabile per i cittadini che si disperano nella
consapevolezza di dovere spirare nel tal giorno e alla tal ora. Una pena per
tutti tranne che per un solo uomo che rispedisce la letterina al mittente. Si
tratta di un violoncellista quarantanovenne cui la morte, stupita di tanta
impudenza, decide di fare visita. Si apre così il capitolo finale del libro,
una virata che trasforma la fantastica storia collettiva dell'innominato paese
in un'avventura tra un'artista solitario e un bellissimo fantasma che decide di
concedersi per la prima volta un amore mortale. Galeotto, lo spartito della
suite in re maggiore di Bach che finalmente, dopo vane prove e riprove, il
violoncellista esegue con tocco impeccabile. Dopo averla ascoltata, "la
morte tornò a letto, si abbracciò all'uomo e, senza ben capire quel che le
stava succedendo, lei, che non dormiva mai, sentì che il sonno le faceva calare
dolcemente le palpebre."
José Saramago
JOSE' SARAMAGO INTERVISTATO DA SERENA DANDINI:
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