VINCENZO MARIA OREGGIA

BIOGRAFIA, LIBRI, RECENSIONI, INCONTRI, REPORTAGE

martedì 3 luglio 2012

JOSE' SARAMAGO - LE INTERMITTENZE DELLA MORTE




Le strategie romanzesche di Saramago prendono spesso avvio da paradossi eclatanti, sovvertimenti di regole naturali che producono conseguenze condotte dallo scrittore portoghese fino agli estremi sviluppi. In questo caso è la morte a indire un sciopero che scoccato alla mezzanotte del 31 dicembre sconvolge gli equilibri sociali e politici di un innominato paese. I moribondi restano eternamente tali, incidenti e tentati omicidi, benché efferati, non producono effetti letali e i ricoveri per la terza età, le tristi "dimore del felice occaso" si avviano a un sovraffollamento ingestibile. E' stato d'allarme. Il primo ministro, emesso un comunicato ufficiale che ratifica l'incredibile sciopero, riceve una drammatica telefonata dal cardinale. "Senza morte non c'è resurrezione e senza resurrezione non c'è chiesa." Il clero, se da una parte tranquillizza i fedeli invitandoli alla rassegnazione di fronte agli imperscrutabili disegni divini, dall'altra sente minacciate le fondamenta dei propri disegni e rimedi teologici. E come sempre nei frangenti cruciali c'è chi converte i disastri pubblici in copiosi tornaconti personali. I rappresentanti delle agenzie di pompe funebri, toccati nel portafoglio, chiedono che vengano ufficialmente riconosciute e diffuse la sepoltura e la cremazione degli animali domestici. Alcune famiglie, il cui esempio viene presto seguito da molte, iniziano a trasportare vecchi infermi e malati terminali oltre le frontiere dello stato, dove la morte non ha ancora cessato la sua attività. Il governo, nel tentativo di fermare questo increscioso traffico di moribondi, sparpaglia un po' dappertutto agenti e sorveglianti che vengono però malmenati dalla maphia, reinventata all'occorrenza con la semplice modifica della f in ph, la quale mafia finisce per gestire il traffico in proprio. A tutte queste ansie e malversazioni si aggiungono poi, secondo logiche quanto inverosinili deduzioni, altri problemi che affliggono l'amministrazione statale, tra cui la non piccola minaccia di dover pagare in eterno pensioni di vecchiaia e invalidità. José Saramago, avviluppando il lettore nella spirale della sua prosa dai tratti barocchi e concettuali, districandosi con provata maestria tra il novero di pietosi casi individuali e speculazioni ironicamente metafisiche, spinge il romanzo fino a un punto limite. Al direttore della televisione giunge una lettera firmata dalla morte stessa che annuncia la sospensione dello sciopero a partire dalla prossima mezzanotte. Manco a dirlo, è nuovo panico. Il direttore corre in udienza privata dal primo ministro, che decide di non rendere pubblico il comunicato prima delle ore 21 al fine di limitare a sole tre ore l'immaginabile stato di subbuglio generale. Ma dopo la mezzanotte un'altra bizzarria si aggiunge al ritorno della nera signora armata della sua falce millenaria. La morte decide di inviare a ciascun morituro nei confini del paese una letterina con la quale annuncia la propria visita con sette giorni di anticipo. Una pena insopportabile per i cittadini che si disperano nella consapevolezza di dovere spirare nel tal giorno e alla tal ora. Una pena per tutti tranne che per un solo uomo che rispedisce la letterina al mittente. Si tratta di un violoncellista quarantanovenne cui la morte, stupita di tanta impudenza, decide di fare visita. Si apre così il capitolo finale del libro, una virata che trasforma la fantastica storia collettiva dell'innominato paese in un'avventura tra un'artista solitario e un bellissimo fantasma che decide di concedersi per la prima volta un amore mortale. Galeotto, lo spartito della suite in re maggiore di Bach che finalmente, dopo vane prove e riprove, il violoncellista esegue con tocco impeccabile. Dopo averla ascoltata, "la morte tornò a letto, si abbracciò all'uomo e, senza ben capire quel che le stava succedendo, lei, che non dormiva mai, sentì che il sonno le faceva calare dolcemente le palpebre."    

José Saramago

JOSE' SARAMAGO INTERVISTATO DA SERENA DANDINI:


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