VINCENZO MARIA OREGGIA

BIOGRAFIA, LIBRI, RECENSIONI, INCONTRI, REPORTAGE

mercoledì 16 novembre 2011

PIERO CALAMANDREI - PER LA SCUOLA


Il diffuso degrado della società civile intesa come rete di valori vissuti che rendono felice la convivenza tra persone, la perdita di rispetto per la cultura umanistica e per i reali livelli di maturazione individuale, lo smarrimento di riferimenti alti nel ciarpame e nell’ubriacatura di insensata esteriorità contemporanee, rendono particolarmente urgente questa riproposta di scritti di Piero Calamandrei introdotti da Tullio De Mauro. Il nostro grande costituzionalista, figura che per levatura morale ci fa rendere conto dell’enorme distanza dall’odierna classe politica, si impegnò a lungo sul fronte della scuola, ritenendo che una democrazia senza un adeguato sistema scolastico rimane priva di fondamenta o peggio costituisce una vera contraffazione. Se chi vota non ha strumenti critici per essere consapevole delle proprie scelte, crolla il presupposto della libera volontà dell’elettore, sostituito dalla pratica di una volontà manipolata, ieri dai megafoni dei tour elettorali nelle piazze piccole e grandi d’Italia, oggi dal rullo compressore della televisione propagandistica. La massiccia immigrazione, che pone nuove vaste comunità nella necessità di formarsi e aggiornarsi all’interno della temperie culturale del nostro paese, è un motivo in più per interrogarsi sull’efficienza della scuola. Essenzialmente sono tre gli orizzonti di valore cui può fare riferimento un uomo: quello religioso, tra i giovani in gran parte assente, percepito dalla maggioranza della popolazione in modo formalistico e ormai lontano dal tradursi in personale avventura spirituale; quello tradizionale, veicolato dalla cultura e dalle tradizioni popolari in via di estinzione; infine l’orizzonte di valori umanistici, sedimento della secolare cultura occidentale andato a nutrire il laicismo illuminato di tanti padri della nostra Repubblica come appunto Piero Calamandrei. Fine giurista e uomo politico fondatore del Partito d’Azione, Calamandrei fu una tre le figure più insigni nel dibattito attorno alla stesura della Costituzione. La tensione morale e l’eleganza dello stile di un uomo che svolse peraltro attività di poeta, scrittore e pittore, si riflettono bene in questi tre scritti sulla scuola. Si tratta della trascrizione di un’interpellanza parlamentare del 1948 alla Camera dei Deputati (In difesa dell’onestà e della libertà della scuola), di un discorso pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale risalente al 1950 (Difendiamo la scuola democratica), e di un testo apparso sulla rivista Il Ponte nel 1946 (Contro il privilegio dell’istruzione). Le statistiche relative all’Italia di oggi forniscono dati allarmanti circa il livello di istruzione generale. Il 5% della popolazione adulta è analfabeta, il 33% semianalfabeta, un altro 33% rischia di cadere in questa condizione e solo il 20% possiede “gli strumenti minimi indispensabili per orientarsi in una società contemporanea”. Ma ciò che appare più grave sono la faziosità e le logiche di parte che emergono nel proporre modifiche a un sistema scolastico che è patrimonio collettivo. Calamandrei, prendendo spunto da occasioni del tempo, sembra parlare ai nostri giorni. La sua ironia, controllata e pronta a rientrare nella solita compostezza argomentativa, non si accanisce pregiudizialmente contro particolari schieramenti e da ex militante antifascista non ha problemi nell’indicare le qualità positive del modello statunitense. Nonostante il sistema capitalistico, gli Stati Uniti mantengono una “classe dirigente in continuo ricambio, aperta all’ininterrotto emergere dei migliori.” Il giovane collaboratore del “Giornalino della Domenica” di Vamba, che si proponeva di formare i ragazzi agli ideali del Risorgimento e dell’irredentismo, aveva osservato e tratto ispirazione dalle masse degli umili e dei contadini analfabeti impegnati a difendere al fronte un’idea di Patria che nessuno aveva loro insegnato. Esistono, per uno dei padri più nobili della Costituzione italiana, due forme gemelle di totalitarismo: il totalitarismo aperto dei regimi a partito unico e quello subdolo, indiretto, che sotto vesti democratiche mira a trasformare la scuola di stato in scuola di partito o di setta. Un’attività che dimentica il principio di pari opportunità per tutti i ceti e le classi sociali, elargisce privilegi speciali a scuole private o confessionali trascurando la struttura portante del servizio pubblico.

Piero Calamandrei

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