Nato nel 1905 a Berdičev, in Ucraina, da famiglia ebraica, e scomparso a Mosca, misconosciuto e oppresso, nel 1964, Vasilij Grossman ha narrato come pochi altri gli orrori del totalitarismo sovietico, la tragedia della malvagità umana e l’ostinata resistenza di un bene capace di rinascere nonostante tutti i soprusi. Inizialmente vicino all’ideologia del regime, visse la Seconda guerra mondiale in prima linea come corrispondente per il quotidiano dell’esercito Stella Rossa, restando impegnato al fronte più di mille giorni, ma dopo avere assistito alla campagna antisemita che ebbe luogo in Unione Sovietica tra il 1949 e il 1953 rettificò le sue posizioni, e il suo capolavoro, Vita e destino, fu immediatamente sequestrato. Se ne salvarono soltanto due copie inviate a Losanna, dove venne stampato in russo nel 1980. Come il resto della sua opera, anche questo libro impiegò molto tempo prima di giungere alla notorietà, e fatta eccezione per una pionieristica edizione di Jaca Book datata 1983, nel nostro paese ha esteso il numero dei suoi lettori solo grazie alla riproposta adelphiana del 2008. I racconti di Il bene sia con voi!, risalenti agli ultimissimi anni di vita di Grossman, costituiscono un testamento spirituale struggente e luminoso, in cui l’essere umano è scandagliato fino al fondo dei suoi abissi maligni e nella meraviglia delle sue impennate celestiali. Nel Vecchio Maestro il flagello nazista che piomba su un piccolo villaggio dell’Ucraina lascia tracce indelebili in una ristretta comunità ebraica da cui emergono personaggi di forza umana esemplare, primo fra tutti il vecchio maestro di scuola Boris Isaakovič Rozental’. Mentre si consumano gli orrori delle torture, delle esecuzioni sommarie e delle deportazioni, gli occhi stanchi di un lungimirante reduce della vita riescono a conservare un tenace nocciolo di ottimismo constatando che i tedeschi hanno sbagliato i loro calcoli e anziché scatenare l’odio e contagiare con il loro male lo spirito di tutti gli abitanti hanno risvegliato la compassione degli ucraini e dei russi nei confronti del popolo ebraico. Grossman, la cui profonda pietà per l’umano si estende all’intero mondo naturale, nel racconto La strada riesce a fare del povero mulo Giu, trasportato dall’Italia all’Abissinia e infine impiegato nell’attraversamento della pianura russa, il protagonista e testimone impassibile dell’immenso dolore della guerra. L’umida indifferenza del suo sguardo racconta la pazienza dell’umile angariato e la tenacia di un’esistenza dotata di una misteriosa quanto ricettiva coscienza. La Madonna Sistina è la sconvolgente rivelazione dell’essenza più autentica del dipinto di Raffaello, contemplato nella primavera del 1955 durante l’ultima mostra moscovita prima della restituzione alla città di Dresda: una bellezza, quella della madonna con bambino, traboccante umanità e capace di evocare gli sguardi delle vittime che si avviano consapevoli alla morte nelle camere a gas di Treblinka. Riposo eterno ricorda l’anelito di pace che lo scrittore vede realizzarsi nell’appartato cimitero di Vagan’kovo. Catastrofi e crimini, eccidi e tafferugli, sfiancanti livori familiari e iracondi omicidi si stemperano nel nulla sublime dell’eternità e trovano un loro definitivo suggello in un oltretomba popolato da cari fantasmi sfogliati come le voci di un malinconico elenco. Anche Fosforo è un gioiello in cui lo scrittore compendia le sorti di un vecchio gruppo di amici moscoviti, sigillando una storia dove scorrono gli anni e i sentimenti si stemperano, svaniscono o si capovolgono nel loro contrario, mentre le meschinità della soddisfazione personale tradiscono le alleanze giovanili e coloro che si erano dimostrati meno brillanti si rivelano capaci degli atti di generosità più coraggiosi. Il bene sia con voi!, gli appunti del viaggio in Armenia compiuto un anno prima della morte, sono un centinaio di pagine in cui un grande scrittore in gran parte ignorato, carico di esperienza e colpito dalla malattia osserva il multiforme spettacolo dell’umano, le meraviglie paesaggistiche e la religiosità naturale di un popolo millenario, segnato da persecuzioni e ancorato a tradizioni che ne perpetuano l’arcaica dignità. La grazia stilistica, gli intervalli meditativi e un’ispirazione senza cedimenti conferiscono al lungo reportage un valore eccezionale. La capitale Erevan, il lago Sevan, il villaggio montano di Cachkadzor, la cima del Grande Ararat, le cerimonie e gli incontri di uomini celebri e di contadini illuminati dall’autentica fede dei semplici si avvicendano come la traccia di una sola avventura verso il dono supremo dell’umanità, che è “il dono della bellezza spirituale, della nobiltà d’animo, della magnanimità e del coraggio del singolo in nome del bene.”
Vasilij Grossman |
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