Inizia
in sordina, con piccole falle, tasselli di memoria sfuggenti che inducono
l’ingegnere stradale in pensione Zvi Luria a un controllo medico, dal quale
risulta una lieve atrofia del lobo frontale, probabile avvio di degenerazione
neuronale. Accanto a lui c’è la moglie Dina, dottoressa prossima al
pensionamento: una coppia di anziani ancora pieni di amorose attenzioni e non
sedata attrazione. L’ultimo romanzo dello scrittore israeliano racconta di un
ospite ingrato e improvviso - morbo o demenza senile - che entra nella vita,
alterando, sovvertendo, ma anche mettendo alla prova la capacità stessa di
amare e proteggere. Yehoshua ci immerge nella mente e nel corpo di Luria, nelle
preoccupazioni e nelle sparse amnesie che somigliano a stordimenti capaci di
trasformarsi in strane avventure, derive che fanno slittare i segnali di una
patologia in episodi fantastici. Non è tanto il dramma del progressivo
disadattamento che interessa il romanziere, quanto piuttosto la traccia che
sfugge a definizioni patologiche e conferisce una particolare facoltà di
abbandono a un uomo che in modo riduttivo definiremmo malato.
Abraham B. Yehoshua
Le eccessive
apprensioni di Dina e dei familiari, che vorrebbero stringerlo in
un’asfissiante rete di controlli, è lo specchio della diffusa incapacità di
accogliere senza pregiudizi clinici quella che chiamiamo demenza. Dina è
centrale, amorevole, necessaria, anche se esorbitante nel voler prevenire le
defaillance del marito (un misto di ansia, compassione e complicità evocata
splendidamente nel libro). Affinché l’ex dirigente mantenga vive le abilità
intellettuali, è invitato ad affiancare un giovane ingegnere, Maimoni, che progetta
una strada militare a sud del paese, nel cratere Ramon, dove il principale
problema è quello di convincere i responsabili del progetto a risparmiare una
collina, preferendo alla distruzione un tunnel che la attraversi. Alcuni
sopralluoghi di Maimoni e Luria nel sito remoto diventano l’occasione di
spostare la ‘demenza’ in un contesto imprevisto, di fronte a problemi e
paesaggi naturali inattesi. In cima alla collina, tra antiche rovine nabatee,
vivono un vecchio insegnante palestinese con il figlio e la figlia Ayalà: personaggi
dalle identità incerte, provenienti da un villaggio oltre confine, ancorati per
via di una complessa vicenda a quell’isolato pezzo di terra, non più
palestinesi e non ancora israeliani. È così che Yehoshua colloca la storia di
Luria nell’orizzonte delle ferite aperte tra Israele e i territori limitrofi. E
la visionaria e sibillina conclusione del romanzo avrà per contesto proprio la
collina sperduta insieme all’eponimo tunnel, al quale il vecchio ingegnere tornerà,
di nascosto, nel corso di una giornata e di una notte pindarica, dove ciò che
da fuori potrebbe apparire come un pericoloso smarrimento è in realtà la tenace
decisione di capire quello che davvero sta succedendo: in fondo a un’anima, certo,
prima che in un’anomala macchia registrata sul lobo frontale.
Nessun commento:
Posta un commento