In
questo sconcertante momento storico, con una buona parte del mondo messa a
soqquadro da conflitti di interessi armati per cui si inventano semplicistiche e
spesso false giustificazioni, mentre siamo costernati di fronte a violenze
incomprensibili e immensi dolori di esseri umani innocenti trucidati in nome di
una fede che in realtà, per chi la pratica a quel modo, non esiste, sgombrare
il campo da equivoci e mistificazioni è il primo passo verso una distensione e
una pace ancora lontane. I non musulmani sanno generalmente poco o pochissimo
dell’islam e della sua storia; mancano di nozioni fondamentali per capire cosa
significa, come si è sviluppata e ramificata l’espressione di questa fede
millenaria. Il saggio di Carole Hillebrand, professore di Storia islamica
presso l’Università di Edimburgo, studiosa letta e apprezzata anche in paesi
islamici, racconta con chiarezza e serietà storiografica, in modo agile e
piacevolmente accessibile, la grande avventura iniziata con la rivelazione del
Profeta Muhammad. L’Arabia preislamica, la vita e il messaggio del fondatore
dell’islam, il sacro Corano, i suoi temi principali e la sua lingua, il Credo
che oggi accomuna circa un miliardo e seicento milioni di uomini e donne, i
suoi cosiddetti cinque pilastri - la professione di fede, la preghiera,
l’elemosina, il digiuno e il pellegrinaggio -, quindi la legge e la sua
evoluzione nella giurisprudenza, la diversità dei diversi contesti, in primo
luogo quelli sunnita e sciita, e ancora il pensiero islamico e la sua crescita
nel mondo antico, medievale e moderno, le vertiginose speculazioni del sufismo
con i suoi celebri maestri e la nascita delle secolari confraternite,
l’approfondimento del tema scottante del jihad
maggiore, quello spirituale contro le proprie insane pulsioni egoistiche, e del
jihad minore, che consente di
imbracciare le armi a specifiche e determinate condizioni cui gruppi di
fanatici sedicenti islamici soprassiedono con efferata ignoranza, infine il
ruolo delle donne nello sviluppo delle società musulmane: tutto questo ci
consente di approfondire un libro ricco, importante, che giunge in un momento
così delicato e drammatico.
Mano a mano che ci addentriamo nell’esposizione
sintetica e oggettiva di Hillebrand molti pregiudizi e fraintendimenti che
ruotano attorno all’idea convenzionale di islam iniziano a dissiparsi e
assumiamo una prospettiva storica più corretta in cui inquadrare una religione
tanto discussa e temuta, specie da coloro che pretendono di giudicarne
l’impatto sulla base esclusiva di eco mediatiche che diffondono quasi solo
notizie di crimini e stragi. Rettificando l’opinione corrente, le sanguinose
vicende attuali del terrorismo internazionale ci appaiono sempre più
chiaramente come gravissime distorsioni di un messaggio che per la stragrande
maggioranza dei musulmani rimane quello di pace e tolleranza; l’orrenda pratica
della mutilazione genitale femminile, ancora in uso presso diversi popoli di
fede islamica, risulta, a un esame documentato, un’eredità di tradizioni locali
che non hanno nessun fondamento in prescrizioni coraniche. In modo analogo
altre idee comunemente assodate finiscono per essere riviste o interamente
smentite. L’uccisione di donne, vecchi, bambini e persone non belligeranti è
assolutamente interdetta in tutti i maggiori trattati riguardanti il jihad; i musulmani nativi e residenti
nelle regioni arabiche sono il 5% dei musulmani nel mondo ancorché si pensi
prevalentemente a quei luoghi e ai loro abitanti per identificare i portatori
dell’islam autentico; il tanto dibattuto velo che copre il capelli di molte
donne musulmane, lontano dall’essere imposto, è spesso percepito da loro stesse
come espressione di libertà e consapevole scelta religiosa; movimenti
femministi e riformisti tendono sempre più a rafforzarsi nonostante l’attiva
presenza di correnti retrive e tradizionaliste. A discapito di coloro che
vorrebbero passare per buona l’immagine monolitica di un islam immutabile e
primitivo moltitudini di tranquilli e devoti praticanti scelgono la via della
flessibilità e della tolleranza nei mutevoli contesti sociali. Un’enorme
distanza, insomma, corre tra le cattive suggestioni dei teatrini televisivi e
dei proclami mediatici e una conoscenza più meditata e argomentata, che anche
queste pagine aiutano ad acquisire.
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