Dukana è un tranquillo villaggio nigeriano in cui
gli echi della politica e dei disastri del regime militare arrivano attutiti,
per via di occasionali racconti. Il Pastore Bàrika annuncia la fine del mondo,
il capo villaggio, Chief Birabee, continua le sue piccole pratiche di
taglieggiamento quotidiano a spese degli ingenui abitanti, ma tutto sommato la
vita scorre insensibile agli ammazzamenti di Lagos e alle avvisaglie della
guerra che si sta preparando. Lo sguardo attraverso il quale ci viene
raccontata la storia è quello del giovane Mene, apprendista autista, che
assiste a quel che gli capita con disarmato candore e sogna ad occhi aperti un
favoloso avvenire. Prende in moglie la bella Agnes i cui seni lo sconvolgono
come perfette colline appuntite e la porta nella casa materna mentre un altro
sogno si fa strada nel suo animo semplice. Suggestionato dai mitici racconti
delle gesta guerresche del compaesano Zaza, sedicente eroe di una campagna in
Birmania contro il potente nemico Hitla (da leggersi come Hitler in un
fantastico rimando al secondo conflitto mondiale), Mene ambisce con entusiasmo
di giorno in giorno crescente a farsi soldato. Sconsigliato dalla madre ma
appoggiato dalla giovane sposa raggiunge la città di Pitakwa in occasione di un
incontro allo stadio, dove un alto graduato imbastisce un pomposo discorso in
favore dell'arruolamento davanti a una folla di ragazzi giunti da villaggi
vicini e lontani. Raccolta l'indispensabile bustarella per entrare
nell'esercito Mene si trasforma così in Sozaboy, contrazione gergale di soldier boy, ragazzo soldato. Il
capolavoro di Ken Saro-Wiwa, martire civile impiccato dieci anni fa al termine
di un processo farsa per aver dato vita a una battaglia pacifica a difesa della
sua etnia, gli ogoni, le cui terre venivano devastate dal dissennato
sfruttamento petrolifero del delta del Niger, è un romanzo che racconta la
guerra civile del Biafra guardandola dal basso e inventando un linguaggio,
quello parlato dal Sozaboy, che come premette l'autore "è ciò che chiamo rotten English (pessimo inglese), un
amalgama di pidgin nigeriano, inglese sgrammaticato, e buon inglese, con punte
addirittura idiomatiche". La traduzione in italiano, tentata ora per la
prima volta dopo vent'anni dalla pubblicazione del libro, riesce malgrado gli
inevitabili impoverimenti a restituirne l'effetto sbalorditivo. L'eroe e io
narrante di Saro-Wiwa è una specie di Don Chisciotte rivisitato da una
trasecolata verve surrealista che al prezzo di una durissima serie di colpi
impara ad essere uomo e a vedere la guerra in tutto il suo nudo e
insensatissimo orrore. Vede arrivare un aereo e qualcosa che cade verso terra.
Si mette a ridere come se un bizzarro uccello volante scaricasse bozzoli di
escrementi ma un attimo dopo assiste al cruento spettacolo dei corpi dei
compagni ridotti a brandelli dal bombardamento. In fuga per giorni nella
foresta, il giovane soldato scampato al massacro viene raccolto, imprigionato e
torturato dal nemico che lo grazierà per miracolo arruolandolo come autista
nelle sue fila. Le avventure di Mene-Sozaboy sono una carrellata di orrori e
assurdità per cui stare da una parte o dall'altra del fronte risulta
assolutamente indifferente e quello che è certo è soltanto l'universale cataclisma
della guerra civile. Nella corsa verso la conclusione queste avventure si
trasformano in un fuga alla ricerca della madre e della moglie scomparse ormai
da due anni. Sozaboy attraversa l'incubo inumano dei campi profughi con
"tutta quella gente con i capelli lunghi lunghi e la pancia grande grande
e le gambette da zanzara". Tra sorprese sconvolgenti che completeranno il
suo percorso di iniziazione approderà stremato al villaggio natale, Dukana, in
cui tutti sono pronti a linciarlo come un fantasma malefico e lo storpio Duzia
gli darà notizia della morte sotto le bombe della madre e della bellissima
Agnes.
Ken Saro-Wiwa
ROBERTO SAVIANO PARLA DI KEN SARO-WIWA E DI SOZABOY:
L'ULTIMA INTERVISTA DI KEN SARO-WIWA: