L'efferatezza dei coloni in Africa, l'allucinato spaesamento del giovane protagonista che sbarca in una terra quasi vergine, una storia di attrazione torbida e invincibile, un'economia di stile straordinaria: mi meraviglio spesso di fronte alla maestria del grande Simenon, che qui si esprime in un romanzo per certi versi atipico, scritto con la sua rapidità ispirata di ritorno da un viaggio di due mesi in Gabon.
Siamo nel 1933, ma dopo più di novant'anni non c'è il segno di una sola smagliatura.