Tutto è raffinato, assorto, sospeso nella
scrittura di Annie Ernaux, autrice francese di culto, insignita nel 1984 del Premio
Renaudot per Il Posto e del Premio
Maguerite Duras, nel 2008, per Gli anni:
un’opera, la sua, che trasforma l’esperienza autobiografica in un’indagine
inesausta sul senso della propria vita, degli accidenti e delle tappe che ne
marcano il percorso, condotta con i mezzi di una letteratura che punta
all’essenziale. “Scendere a ogni libro dentro ciò che non conoscevo in
anticipo”: questo il proposito dell’Ernaux, ma anche la sua pratica costante,
come dichiara in modo esplicito in quest’ultimo romanzo breve, tradotto
e confezionato con preziosa cura editoriale dall’editore L’Orma. L’altra figlia ha la forma di una
lettera indirizzata a Ginette, sorellina morta due anni e mezzo prima che
nascesse chi le scrive: un lutto appreso quasi per errore da una conversazione
della madre e rimasto da quel momento dell’infanzia un enigmatico non detto
tenuto a debita distanza da entrambi i genitori e trasformatosi nel tempo in
una mancanza sempre più astratta e fondamentale. Il racconto, in una continua
messa a fuoco di tracce, indizi e scampoli di memorie che ritornano all’epoca
infantile e a quella della prima giovinezza, ricostruisce il quadro di un
nucleo familiare e la storia di una bambina ossessionata da un doppio estinto con
cui si sente eternamente messa a confronto: un’ombra che la assilla e che tenta
di riesumare grazie a una sorta di esorcismo postumo. “Che ti stia scrivendo
per resuscitarti e ucciderti un’altra volta?” Il percorso autobiografico
compone per accensioni rapsodiche e fulminee un privato affresco di vita provinciale
spesa tra i piccoli comuni della nativa Lillebonne e di Yvetot, dov’è il
cimitero di famiglia, nella Senna Marittima, ma lambisce anni anche più tardi,
quando la madre si ammalerà di Alzheimer e il padre verrà calato - siamo già
nel giugno del 1967 - nella fossa accanto a quella di Ginette. Nel metodico esercizio
della memoria, la scrittrice sembra trovare un antidoto e un contraltare al
disordine insensato del presente, quasi che la nitidezza delle immagini più
lontane possa compensare la caotica profusione delle attuali, ed è frutto di maestria
ormai sperimentata il modo in cui ci fa intuire esattamente dove siamo
limitandosi a pochi tratti dall’intensa forza evocativa, muovendosi agilmente tra
i decenni di una vicenda condensata in un’ottantina di pagine dalla marginatura
alquanto generosa.
Annie Ernaux
Intrecciata a questa storia, come un’indagine semisommersa
che riemerge qua e là con interrogazioni nette e lancinanti, ferve la domanda sul più
intimo senso dello scrivere, sulla sua profonda urgenza e le sue istanze: quasi una
storia parallela unita saldamente a quella più evidente degli accadimenti
personali e storici: due aspetti, in fondo, di una medesima ricerca spartita
tra un dentro e un fuori, tra un racconto di fatti e supposizioni e dei bisogni
che ne hanno resa ineludibile la testimonianza. Letteratura e vita, dunque,
come universi che si reggono su una continua osmosi e diverrà impossibile
tenere dissociati. Non a caso affiorano i nomi di Pavese, suicida, si suppone,
nel giorno in cui giunge la notizia della morte di Ginette, e di Kakfa, citato
in un terribile momento della Lettera al
padre. E’ in questa trama più nascosta, nel dialogo instancabile tra ciò
che accade all’interno e al di là del testo, in questa ‘maledizione’
dell’irrealtà, o di una realtà così evasiva da dover essere ricreata una seconda
volta, che si annida il segreto sprone dell’avventura letteraria, capace di
rimettere al suo mondo, sulle ceneri di pochi scatti in bianco e nero o dietro
all’eco di evanescenti e lontanissime parole, anche una labilissima e quasi
solamente immaginata sorellina estinta. “Io non scrivo perché tu sei morta. Tu
sei morta perché io possa scrivere, fa una grande differenza”. Una vita o una
morte - qui confuse - che delegano alla letteratura, orfana dell’impossibile, la
messa in scena di una meravigliosa resistenza.
(la recensione è apparsa su Il Cittadino del 1/09/2016 :
http://www.ilcittadino.it/p/notizie/speciale/2016/09/01/ABhKhsWK-annie_ernaux_morte_letteratura.html )
(la recensione è apparsa su Il Cittadino del 1/09/2016 :
http://www.ilcittadino.it/p/notizie/speciale/2016/09/01/ABhKhsWK-annie_ernaux_morte_letteratura.html )