VINCENZO MARIA OREGGIA

BIOGRAFIA, LIBRI, RECENSIONI, INCONTRI, REPORTAGE

martedì 27 settembre 2011

HELON HABILA - ANGELI DANNATI


Tra le diverse dittature militari che si sono succedute in Nigeria, quella del generale Sani Abachi, restato al potere dal 1993 al 1998, è stata una delle più terribili. Helon Habila, con questo romanzo d'esordio stampato a sue spese in poche centinaia di copie, vincitore del Caine Prize for African Writing e diventato un caso internazionale, ritorna a quegli anni per raccontarci una storia di forza e maturità straordinarie. La duttilità con cui riesce a plasmare un drammatico quadro sociale incastonandovi personaggi complessi per sentimenti e aspirazioni, la crudezza realistica con cui descrive rivolte e repressioni sanguinarie unita alla finezza psicologica che illumina il cuore e i dilemmi delle relazioni umane attestano lo scrittore nigeriano come una delle voci più interessanti del panorama letterario africano. La narrazione prende le mosse dall'incarcerazione di Lomba, giornalista e poeta accusato di avere organizzato una manifestazione contro il governo cui ha in realtà soltanto assistito in qualità di reporter. Torturato e rinchiuso in cella d'isolamento, giunge infine a un compromesso con il sovrintendente Muftau, che gli commissiona componimenti poetici per la fidanzata trasformandolo in un redivivo Cyrano di cui perderemo le tracce quando verrà trasferito nel carcere di una lontana cittadina nel nord del paese. E' a questo punto che torniamo a Lagos, l'immensa e devastata capitale nigeriana, per avvicinarci alla vita di uno dei suoi sobborghi, ribattezzato Poverty Street, uno dei tanti che gravitano attorno alla città come un'orrenda corona stillante degrado e miseria. In questo ambiente si apre un florilegio di esistenze che Habila trasforma da occasionali comparse in campioni di un'umanità che sopravvive alla violenza quotidiana dei militari e a condizioni di vita impietose. Lo scrittore assume i panni del quindicenne Kela, inviato a Lagos dal padre sotto la protezione della zia Rachael, che gestisce un ristorantino incuneato tra infinite teorie di baracche malmesse. Attorno al giovane Kela si muove Brother, focoso proprietario di una botteguccia che trascinando la sua protesi sotto il ginocchio millanta un passato di eroici scontri con la polizia e sogna tra i fumi dell'erba una milionaria festa d'addio all'intero quartiere. C'è il professor Joshua, dignitosa figura di intellettuale da cui tutti si aspettano illuminanti parole di rivoluzione e che coltiva un amore segreto per la prostituta Hagar, dalle fattezze incantevoli ma ormai invecchiata cent'anni nell'animo, cui continua a regalare come un eterno principe illuso libri di Shakespeare e Dickens. Ci sono ladruncoli, sbandati, bambini infossati in trincee di rifiuti, ragazze che scappano sognando spasimanti che non esistono più, altre che vagolano per i cortili in minigonne e t-shirt trasparenti, e c'è la zia di Kela, Rachael Godwill, i cui anni migliori sfumano tra bottiglie di whisky, una donna che tuttavia non si scoraggia e ridipinge le pareti del suo prezioso rifugio dove a pranzo si raccolgono gli angeli e i dannati di Poverty Steet. Ma il romanzo non si ferma al racconto di questa corte di ingiurie e miracoli. Corre verso gli infervorati discorsi di Thomas Sankara agli studenti universitari, le parole issate come stendardi di Martin Luther King, Amilcar Cabral e Wole Soyinka. Mentre code interminabili di macchine attendono gocce di carburante ai distributori di un paese che è uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio la BBC annuncia la morte per impiccagione dello scrittore e poeta Ken Saro-Wiwa. Anche l'infimo ghetto di Poverty Street prova a ribellarsi marciando in pacifica manifestazione. Chiudendo il cerchio di una narrazione polifonica e compatta, ritornerà in un serrato flashback la figura di Lomba, il giornalista incarcerato, che dopo avere assistito a un ennesimo bagno di sangue tenterà un'inutile fuga negli infernali meandri cittadini. 

Helon Habila

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