VINCENZO MARIA OREGGIA

BIOGRAFIA, LIBRI, RECENSIONI, INCONTRI, REPORTAGE

martedì 3 gennaio 2012

FRANCESCA CAMINOLI - LA GUERRA DI BOUBACAR


17 giugno 1944, spiaggia di Marina di Campo. Le truppe alleate, alle quattro e mezza del mattino, sbarcano sull’Isola d’Elba controllata dai nazisti. Tra di loro c’è il tredicesimo contingente di tirailleurs senegalesi, uomini di varia nazionalità africana, maliani, ivoriani, guineani e ovviamente giovani senegalesi arruolati nell’esercito coloniale francese. Hanno la sventura di sbarcare in una parte dell’arenile infestato di mine. Ne cadono parecchi, straziati e maciullati dalle bombe, altri valorosamente riescono ad avanzare, conquistano la postazione avversaria e si uniscono al resto del contingente che giungerà vittorioso a Portoferraio. A commemorare l’accaduto rimane una lapide, alla gloria delle truppe coloniali del 13° reggimento senegalese, che sono qui cadute per la liberazione della Patria. Una lastra scolpita non molto distante da dove oggi prendono il sole i vacanzieri, raggiungi dagli ambulanti senegalesi che battono in cerca di fortuna quella spiaggia macchiata dal sangue dei loro nonni. E’ una vicenda che pochi conoscono, a cui difficilmente si pensa quando incontriamo un immigrato africano, eppure anche lui, la sua gente, il suo popolo, il sangue della sua terra, ha contribuito a liberare la nostra terra dalla tirannia nazista. A Francesca Caminoli, già autrice del fortunato La neve di Ahmed, edito sempre da Jaca Book nel 2003, capita di bagnarsi nelle acque di Marina di Campo. Sensibile ai temi delle migrazioni e dell’intercultura, questa scrittrice piuttosto defilata, nata a Lecco e vissuta per anni a Milano prima di abbandonare il giornalismo nel 1982 e di spostarsi a vivere nella campagna toscana, è stata profondamente toccata dalla storia dei soldati coloniali, tanto da avviare una cospicua ricerca documentaria che costituirà la base del suo ultimo romanzo. Libri, siti web ma anche interviste con i vecchi tirailleurs sopravvissuti, ultraottantenni incontrati tra le città senegalesi di Dakar e Thies. La narrazione è composta da un intreccio di tre voci che si alternano per confluire nelle pagine conclusive sulla fatidica spiaggia. C’è Boubacar, nipote del vecchio e omonimo combattente, diciassettenne deciso a emigrare in Italia imbarcandosi nel nord del Senegal su una piroga diretta come prima tappa alle Canarie. La sua è la vicenda esemplare di quel fiume di migranti che affrontano viaggi pericolosissimi inseguendo sogni di una vita migliore. Nonostante il dolore e la morte di altri compagni, il giovane Boubacar supererà la frontiera italiana e sulle tracce dei racconti del nonno inizierà la sua avventura di lavoratore clandestino proprio sulla spiaggia dell’Elba. C’è Gustavine Flaubert, francese giramondo maestra di snowboard e nipote del sergente Flaubert, bonario addestratore di quel lontano gruppo di soldati africani, distaccato prima della Seconda Guerra al comando francese di Bazzaville, che impressiona la piccola Gustavine con le sue memorie, tanto da convincerla a visitare quella spiaggia dell’Elba. E al cuore di questo romanzo scritto nello stile sobrio e paratattico prediletto dalla Caminoli, c’è il combattente, il tirailleur Boubacar Diop, morto a ottantasei anni, che una mattina del ’43 viene strappato al suo villaggio nella brousse insieme ad altri coetanei e arruolato forzatamente nelle truppe coloniali. Furono pochi gli arruolamenti volontari e i coloni, anche in questa occasione, non mancarono di distinguersi per la loro spregiudicatezza. Tra le eccezioni, appunto, il sergente Roland Flaubert, che per un certo tempo terrà un amichevole epistolario con il soldato Diop. La guerra di Boubacar, attraverso la voce del vecchio combattente, ritorna all’epoca coloniale e racconta la formazione, l’addestramento a Dakar, le marce terribili sotto la calura africana, le credenze animiste e la fede islamica che distinguono il gruppo di giovani prossimi al sacrificio, la loro africanità ingenua e scontrosa, ospitale e guardinga, il trasferimento ad Algeri, l’allenamento specifico in vista di uno sbarco di cui si saprà solo all’ultimo momento. Infine quel glorioso e tremendo crepuscolo, lo sbarco più sanguinoso della Seconda Guerra Mondiale nel Mediterraneo.

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