VINCENZO MARIA OREGGIA

BIOGRAFIA, LIBRI, RECENSIONI, INCONTRI, REPORTAGE

venerdì 20 gennaio 2012

ERNST JUNGER - GIARDINI E STRADE DIARIO 1939 - 1940. IN MARCIA VERSO PARIGI


Immaginando le facoltà riunite di un lettore onnivoro, di un grande stilista della scrittura, di un meticoloso analista dei fenomeni naturali e di un tenace combattente dalle tensioni mistiche, possiamo avere un’idea di questo genio poliedrico che ha attraversato l’intero corso del Novecento. Alquanto longevo, Ernst Junger nasce ad Heidelber nel 1895 e muore a Riedlingen, nell’Alta Svevia, nel 1998. Simpatizzante del nazismo nella prima parte della sua vita, si allontana progressivamente da posizioni estreme fino a criticare la dittatura e le campagne militari di Hitler, che come racconta in una pagina di diario sogna trasformato nell’omuncolo Kniebolo, un essere “fiacco, melanconico e bisognoso d’affetto”. La dimensione diaristica riesce a dare un’immagine a tutto tondo dello scrittore tedesco e la pubblicazione di Guanda, nell’efficace traduzione di Alessandra Iadicicco, fotografa il biennio 1939-1940, resoconto del periodo immediatamente precedente alla chiamata alle armi e della lunga marcia verso il fronte occidentale. Nell’aprile del ’39 Junger soggiorna nella pacifica residenza di Kirchhorst, dedito ad approfondire la sua vastissima erudizione e assorto nella cura della terra. Semina e raccoglie ortaggi, osserva il crescere dei fiori e delle piante, incrementa la sua collezione di insetti con una passione che innerva l’esistenza come un grande laboratorio alchemico in cui tutto diventa materiale di riflessione. Mentre rifinisce la stesura del romanzo Sulle scogliere di marmo, che vedrà la luce nello stesso anno, trae ispirazione dalle zampette degli anfibi che gli appaiono simili a “un primo affondo della natura verso l’essere umano”. Ricorda la cattura di una ranocchia quando era bambino e associa quel gesto al piacere “antico, preromano, prealessandrino anzi” di possedere uno schiavo. Sono illuminazioni che oscillano tra il fisiologico e il metafisico, svelando il profilo esoterico del pensiero di Junger. L’uomo, nel suo aspetto naturalmente belligerante, gli appare un essere “per il quale le armi altro non sono che membra aggiuntive e pensieri in forma plastica”. Le letture che accompagnano le sue ricerche vanno da Leon Bloy a Poe, da Maupassant a Melville, gli ascolti spaziano da Wagner a Verdi a Bizet, le investigazioni pittoriche si concentrano su artisti come Bosh e Toulouse-Lautrec. Non mancano meditazioni sullo stile, che per Junger è una disciplina di assoluta sobrietà che conferisce alla prosa un nitore cristallino. Si tratta di un genio algido e complesso, la cui inquietante impassibilità non giunge al cinismo e mantiene un radicato senso morale. Lo dimostrano il trattamento generoso che riserverà ai prigionieri di guerra e l’onestà intellettuale che lo conduce a rivedere senza indugi le sue posizioni attorno al Terzo Reich. Sono un insieme di elementi che fanno dello scrittore di Heidelberg un autore discusso ma rispettato, e amato, anche da fronti ideologici distanti. Il 27 agosto 1339 arriva l’ordine di mobilitazione totale che richiama il sottotenente già decorato nella prima Guerra Mondiale a Celle. Subito promosso capitano, inizia il faticoso inanellarsi di tappe che lo avvicineranno al fronte. Paesi semidistrutti, fattorie, acquartieramenti vari e postazioni pericolose che non impediranno a questo esteta in guerra di dedicarsi alle sue raffinate perlustrazioni annotate puntualmente nel diario. Nella capanna dell’Anwald compie 45 anni, legge assiduamente i Salmi e osserva la magnificenza della Foresta Nera. Tra settecento prigionieri francesi chiede se c’è qualcuno in grado di cucinare come si deve una sole à la meunière e scopre il cuoco monsieur Albert che lo accompagnerà fedelmente accanto al braccio destro Spinelli. Pregiati vini del Reno, il castello di La Rochefoucauld a Montmirail, opere di Bernanos, gonfie carogne di cavalli morti studiati come allegorie della decomposizione universale, quadri di Fussli e passi di Erodoto o Esiodo vengono miracolosamente armonizzati da un’arte che li trasforma in un simposio di sorprese terribili e meravigliose.   

Un'immagine giovanile di Ernst Junger

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