VINCENZO MARIA OREGGIA

BIOGRAFIA, LIBRI, RECENSIONI, INCONTRI, REPORTAGE

mercoledì 31 dicembre 2014

Questa poesia in ricordo dell'amica Giuliana Camilli è apparsa sull'ultimo numero della rivista UT dedicato al "Silenzio"



NDOUGOUMA                           

                                                                      nel ricordo dell’amica
                                                                                             Giuliana Camilli


Se vale ancora dirti una parola
è in questa pace che vorrei donarla
mentre astuti bradipi scalano il baobab
e dalla casa nella roccia vedo insieme
il tramonto e le famiglie affaccendarsi
di pastori con in spalla sciabole argentate
e greggi al seguito come sassi bianchi nella piana.

Il corridoio d’acqua che scende dalla mite sommità
rimane ingombro di nuvole infantili,
oblunga vertigine di cielo dove emergi
armoniosa nella voce e pensierosa nello sguardo
da cui mi guardi quando la fine sulla terra è giunta.

Sorridi ora nel fluttuare ondoso degli uccelli
ultimi di sera al seguito dei rossi, rosa e blu
meravigliosi nell’incendio sgretolato in mare.
Si apre come un tempo la tua chiacchiera
al brindisi di calici sonori nel ritrovo
immancabile al festoso diluvio dei trent’anni.

Ed è già scorsa quella vita come altre
che vivemmo e non vivemmo in beatitudine
quando nient’altro che un’idea era il lasciarsi
e il morire una congettura tenebrosa,
filosofica, soltanto, nei primi scricchiolii
di ossa ancora giovani per credere
che saluto e arrivederci non collimano
ma concorrono entrambi alla finzione
di viaggi nonostante tutto separati.

Nella brillante attualità della visione
divieni spirito che spolvera nel cielo
grani di cobalto tra le prime stelle
e voce che mi chiama in sogno
ricordando al vento le parole mute.

Cliccare I like sul post grondante lacrime
è stata l’assurda novità di un’epoca
immaginaria fino a credersi reale
nella corona instabile di amici
raccolti chissà dove in un cordoglio online.

Ma non smette di far notte sull’altura
mormorante ormai del popolo lunare:
la luna morsicata guarda a oriente
e ha voglia ancora di sgroppare la beltà
spericolata di un tardivo piccolo belier.

Hanno per nome Pigliamosche
del Paradiso o Parrocchetto dal collare
gli abitanti stretti attorno al buio
compiuto in fine di questo lembo d’Africa.

Sarò nel sonno con un pugno stretto
da cui correrai nelle mie vene
ad ogni liquida pressione, ogni respiro.


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