La scrittrice canadese, tra i massimi
esponenti del genere narrativo breve, descrive situazioni essenziali, quadri
limitati a piccoli gruppi familiari nel cui ambito emergono anomalie
illuminanti, increspature e ombre rintracciate nella vita passata o presente
dei protagonisti. E’ la storia in apparenza minore a interessare la Munroe , quella che rimane
inconfessata in fondo alla memoria individuale e plasma un carattere. Il
paesaggio è il Canada rurale immerso in una natura forte, fredda, popolata da
spigolosa gente provinciale. La doppia versione del tentato suicidio di una
madre diventa occasione per gettare una sonda nei lontani ricordi della figlia
testimone dell’atto. Un uomo confessa alla ex moglie la morbosa relazione con
la giovane amante e scopre il sipario sulla dipendenza da un lolitismo
raccontato attraverso i patemi di una conversazione telefonica. Una lente di
ingrandimento dilata frammenti di vita caricandoli di senso e dilemmi sospesi.
In uno dei racconti più belli, La catena
di preghiera, la protagonista si interroga attorno alla consistenza di uno
di questi strani frangenti lasciando trasparire segnali sull’intera poetica
della scrittrice. “Una volta fuori, però, nulla è davvero diverso. Che cosa saranno
mai questi momenti estraniati, chiazze ben delineate in seno alla vita; che
cosa c’entrano con tutto il resto? Non si tratta esattamente di promesse.
Respiri dilatati. Tutto qui?” E’ impossibile determinare la reale consistenza di ciò che è passato. A volte sono errori o prospettive illusorie a comportare le conseguenze
più gravi. Come quando la bambina del racconto scelto per il titolo della
raccolta crede morta la madre prossima ad impiccarsi e fugge in cerca di aiuto.
O quando il Colin ancora adolescente di Monsieur
les deux chapeaux è convinto di aver ferito mortalmente il fratello Ross,
un quasi folle al quale, dopo quel lontano episodio, dedicherà una vita di cure
e attenzioni. Anche l’esistenza della protagonista di Miles City, Montana è scossa da un’epifania frutto dell’illusione
allorché crede per qualche attimo annegata la piccola figlia che sta scherzando
in piscina. La madre, nel riflusso dello shock, compie alcuni esercizi di
immaginazione ipotizzando il corso che avrebbe preso la sua vita nel
verificarsi di un caso così tragico. In realtà non è accaduto niente, ma un
rassicurante equilibrio interiore si è rotto e in una quotidianità senza molto
di nuovo ha fatto capolino l’idea della caducità universale. Lo stile che
sostiene questa ricerca tra ordinario metafisico è marcato da un’aggettivazione
parsimoniosa e incisiva. Nudo come lo sono l’ambiente naturale e i ritratti
umani. Capita di imbattersi in salti temporali che spostano l’azione avanti e
indietro nel tempo. I ricordi della vita di provincia, come in La luna nella pista di pattinaggio, pur
nella verifica dell’occhio retrospettivo, sono percorsi da un’ambigua nostalgia.
Alla sofferenza dei tempi che furono si unisce l’orrore per il male consumato
anche allora. L’immaginaria e bucolica tranquillità provinciale svanisce in un
attimo, in un isolato paese invernale, con la scoperta del suicidio di due
pensionati. Raptus, racconto di
dissimulata ferocia, inizia da qui a presentare lo spettacolo delle chiacchiere
e dei pettegolezzi che si rincorrono affamati di scandalo.
Alice Munroe, Premio Nobel per la Letteratura 2013
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