lunedì 27 gennaio 2025

GEORGE SIMENON - IL PICCOLO LIBRAIO DI ARCHANGELSK - ADELPHI EDIZIONI

È una magnifica e drammatica storia di esilio, una delle vette narrative del genio belga che stringe l’obiettivo sulla mite esistenza di Jonas Milk, esule ebreo russo trapiantato nella provincia francese del Berry. Gestisce una libreria di libri usati affacciata sulla piazza del mercato, un microcosmo da cui non si è mai più allontanato, e colleziona segretamente francobolli che con gli anni hanno formato una preziosissima raccolta. Tiene in particolar modo ai francobolli russi; compulsandoli rivede malinconicamente la terra che ha appena sfiorato da piccolo e in cui sono tornati a eclissarsi tutti i suoi parenti: presenze mitiche che rivede come idoli perduti nel quadro assorto della memoria. Jonas è chiuso a riccio nel suo mondo appartato, ma l’intensità con cui ne contempla i dettagli lo dilata in quei miracoli interiori che si offrono soltanto ai solitari per passione. Poi  entra nella sua vita una donna, Gina, molto più giovane di lui, bella, libertina, indomabile: la figlia della fruttivendola italiana che dopo avergli prestato servizio come cameriera accetta una proposta di matrimonio. Quel che può assicurarle Jonas Milk è la stabilità economica e un amore paziente che non sarà mai ricambiato ma servirà a dare parvenza di normalità alle abitudini licenziose di Gina, che lo tradisce regolarmente ma lui non rimprovera mai. L’amore di Jonas è un mistero inaccessibile a vuole capire, somiglia alla religiosa adorazione di un idolo capriccioso, a una purezza ostinata che non cede agli insulti dell’inganno. Jonas rimane implacabilmente mite di fronte alla giovane che si concede agli amanti.

Un giorno però Gina scompare, ruba la parte più preziosa della collezione di francobolli e si volatilizza. Jonas, per proteggerla dalla vergogna, mente: dice che è andata a trovare un’amica in un paese vicino. Da lì parte l’equivoco. La ristretta comunità che si muove attorno al mercato della cittadina, la cerchia delle conoscenze che abitano quel microcosmo di cui si credeva una parte ormai perfettamente integrata inizia a guardarlo con una diffidenza che lo marginalizza. Il piccolo libraio di Archangelsk si trasforma nella figura di un perseguitato senza ragione, avvolto da una silenzio che pullula di sospetti, accuse taciute. Lui che si credeva accolto torna improvvisamente ad essere un esule, quell’ebreo errante e perseguitato la cui identità sembrava non interessare a nessuno. Un ebreo convertito per celebrare un matrimonio cattolico e che nel suo intimo è sempre rimasto laico ma ravvivato da una spiritualità tradotta nella mitezza delle piccole cose, nel totale ripudio della violenza, nel silenzioso candore dei pensieri e dei gesti. Proprio quest’uomo pacifico sarà sospettato di avere ucciso la moglie, di averla squartata e gettata nel fiume! Un’assurda favola nera per cui sarà interrogato dalla polizia, spiato come un’ombra criminale dai vicini. Fino a un’ulteriore rivelazione che lo travolgerà e lo precipiterà nell’umiliazione assoluta. Il commissario gli dirà che Gina aveva paura di lui, che temeva di essere uccisa, e lo aveva rivelato a una serie di testimoni. Jonas ne rimane talmente scioccato che per sondare le ragioni di tutto ciò, per cercare il motivo di quella paura femminile si osserva allo specchio, torna ai momenti più delicati e intimi vissuti con lei, alla propria nudità grassoccia e imbarazzata, alla vergogna che sentiva al cospetto della giovane avvenente sposa. All’amoroso riserbo che Gina scambiava invece per perversione. Un perverso: ecco come una congiura terribile farà sentire il candido Jonas. Gina, in realtà, è fuggita con l’ennesimo amante e il libraio, dopo un nuovo colpo di scena, potrebbe facilmente scagionarsi; ma ormai è tardi, il vero delitto è compiuto e come un martire votato alla causa dei buoni, dei troppo buoni, Jonas Milk volta le spalle alla strada del commissariato e prende quella del cortile di casa, dove ci sono un grande tiglio, in cima il nido di un merlo divenuto quasi domestico e più sotto un cappio con un sedia.

In questo capolavoro Simenon non sbaglia una parola, fa centro a ogni riga, indaga i misteriosi chiaroscuri dell’animo tenendosi ancorato sempre al dettaglio realistico, preciso e rivelatore. Commuove, anche, come non mai. Perfetto, intenso, bruciante.

Scrivo queste miei umili righe nella giornata della memoria, ed è un caso propizio che abbia terminato il libro proprio la sera della vigilia.